Inizia un mattino di fine febbraio 1947 il viaggio di Silvia e di tanti altri istriani verso la salvezza. Con tanta compostezza si snoda attraverso paesi e campagne una lunga carovana di carri e di uomini, costretti ad abbandonare una terra che sta diventando per loro maledetta.
Una folla variegata, eterogenea, diversa nelle tante sfaccettature, orfani di patria ed esuli privi di certezze, ma unita nel suo appartenere alla terra d’Istria.
Non si sa se sia più penosa la vista di qualche vecchio che non ce la fa neanche a camminare o dei bimbi di pochi mesi costretti dalla vita già a fuggire.
Incuranti del vento gelido, dalla motonave “Toscana”, guardano in un dignitoso e sofferto silenzio la loro terra allontanarsi sempre più, come se fosse sparita per sempre, ingoiata da un destino crudele e ingiusto.
Inizia un mattino di fine febbraio 1947 il viaggio di Silvia e di tanti altri istriani verso la salvezza. Con tanta compostezza si snoda attraverso paesi e campagne una lunga carovana di carri e di uomini, costretti ad abbandonare una terra che sta diventando per loro maledetta.
Una folla variegata, eterogenea, diversa nelle tante sfaccettature, orfani di patria ed esuli privi di certezze, ma unita nel suo appartenere alla terra d’Istria.
Non si sa se sia più penosa la vista di qualche vecchio che non ce la fa neanche a camminare o dei bimbi di pochi mesi costretti dalla vita già a fuggire.
Incuranti del vento gelido, dalla motonave “Toscana”, guardano in un dignitoso e sofferto silenzio la loro terra allontanarsi sempre più, come se fosse sparita per sempre, ingoiata da un destino crudele e ingiusto.