E l’ossessione trasformante di Carlevale torna a riflettersi nella lingua, nei registri rutilanti e spasmodici che si alternano, nelle temporalità, nei traslochi, nelle dislocazioni (quasi un ciclo buddista) per la rievocazione di fatti, scene, uomini, donne, gioventù, oggetti. E della musica. Che accompagna, con la ritualità del canto, con la reminiscenza. Che rafforza. Che diluisce destino e incontri. Che allinea. Dalla musica Carlevale mutua il lessico, i riferimenti pop, gli input culturali; si avvicina al flusso asintomatico di Joyce, della Sexton, alla Serie ospedaliera rosselliana, su uno sfondo quotidiano, naturalistico e ‘oggettuale’ talvolta insolito e pregnante, donhauseriano.
Alessia Lombardi
E l’ossessione trasformante di Carlevale torna a riflettersi nella lingua, nei registri rutilanti e spasmodici che si alternano, nelle temporalità, nei traslochi, nelle dislocazioni (quasi un ciclo buddista) per la rievocazione di fatti, scene, uomini, donne, gioventù, oggetti. E della musica. Che accompagna, con la ritualità del canto, con la reminiscenza. Che rafforza. Che diluisce destino e incontri. Che allinea. Dalla musica Carlevale mutua il lessico, i riferimenti pop, gli input culturali; si avvicina al flusso asintomatico di Joyce, della Sexton, alla Serie ospedaliera rosselliana, su uno sfondo quotidiano, naturalistico e ‘oggettuale’ talvolta insolito e pregnante, donhauseriano.
Alessia Lombardi